A caldo la prima sensazione negli occhi è stata “ma quanto nero!!”. Ma vediamo di partire con ordine.
Ciao, sono Francesca, mi occupo di comunicazione visiva e grafica soprattutto per chi lavora con il cibo e la natura. Condivido gli ideali di chi si prende cura del mondo attraverso il proprio lavoro e aiuto a raccontare la storia che questa scelta si porta dietro.
Con GialloLimoni racconto di cibo, comunicazione visiva, grafica e educazione alimentare. Ti porto per mano nelle storie del cibo buono per raccontarlo in maniera efficace e coerente.
La mia gita fuori porta
(Questa parte è registrata! Ascoltala qui se vuoi)
Sabato, dopo un gennaio passato a lavorare da casa con bambini a turno malati, sono scappata a Firenze in giornata, da Bologna ci ho messo mezz’ora, mi è sembrato di volare.
Il pretesto per la mia fuga è stata la fiera del gusto organizzata da Pitti immagine, che poi la devo smettere di trovare dei pretesti per fuggire, ma è un altro tema che lascio per sedi dedicate. Ci credevo talmente poco alla possibilità di riuscire a ritagliarmi una giornata da sola che non ho organizzato nulla, nessuna selezione di espositori, nessun posticino speciale da visitare a Firenze; ho lasciato le aspettative al minimo. Prendo, parto, vago per la città , mi infilo dentro la Fortezza da Basso e mi faccio una scorpacciata di grafica sul cibo fino allo stordimento. Sapevo ne sarei uscita bollita e andava bene così.
La mattina quindi ho preso il mio Italo ad alta velocità, e viaggiando a 300km/h - sì mi ha impressionato! - dicevo, viaggiando oltre la barriera del suono sono arrivata a Santa Maria Novella, dopo aver finito il libro nello zaino.
Ero in uno stato di grazia e meraviglia.
Piovigginava leggermente, ho calcato il cappello di lana sulla testa, in barba ai capelli che si ammosciano, e mi sono immersa nelle vie alternative per evitare la folla che si accalca, soffro tra la folla, tanto.
Che dono passeggiare per strade acciottolate, alzare gli occhio su edifici di pietre scure intervallate da marmi luminosi. Ad ogni angolo, Papi, Santi, Nobili di antichi fasti ti salutano. Anche l’odore di urina aveva un suo perché, mi illudevo di passare per strade per pochi. Sono arrivata per caso in Piazza di Santa Croce, mi sono seduta su una fredda panchina di pietra e ho respirato, mezz’ora, guardandomi intorno con lo sguardo meravigliato, probabilmente lo stesso che avrei avuto se avessi fumato oppio, e sono stata, felice.
Ho anche individuato un terrazzo speciale. Mi sono immaginata una colazione lì, in primavera, dentro, un divanetto vintage di pelle rossa e pochi poster appesi, uno di Tati, fuori un albero di limone e delle piante grasse, più un tavolino bianco di ferro e due seggioline traballanti. So che ci verresti anche tu a fare colazione!
Dopo un pasto veloce e pesante - ciao panino al lampredotto, ti ricordavo meglio! - era l’ora di entrare in fiera, iniziava anche a piovere. Qui finisce la parentesi di grazia, volevo avvisarti.
La fortezza è bellissima, sì amo i muri e le case vecchie! Salgo alla biglietteria, c’è un movimento vivace di persone, nonostante il tempo grigio; l’energia è frizzante, la festa sta per cominciare. Pago, ricevo la mia borsa del Pitti dell’anno prima, i rincari si fanno sentire per tutti, ma non importa, anzi la grafica colorata è ancora più bella. Boccheggio. C’è pieno di gente, e io soffro la folla, forse te l’ho già detto. Ma che mi aspettavo?! Niente panico, prendo la mappa dei padiglioni, una penna e posizionandomi al centro degli stand, senza assaggiare nulla - grazie lampredotto che ho digerito il giorno dopo - mi muovo rapidamente, guardandomi a destra e a sinistra e lasciandomi catturare dalle grafiche. Alla fine la grafica deve aiutarti in questo, agganciare lo sguardo anche in mezzo al caos degli stimoli. Segno con un cerchietto gli stand che mi colpiscono di più e con una freccia quelli di meno e vado avanti, rapida. Intervallo questo momento di bulimia visiva con la presentazione del libro che avevo nello zaino e che avevo appena finito sul treno e riparto con il tour.
Dopo due ore considero esaurita la mia capacità di assorbimento e mi incammino verso la stazione, prendo un treno al volo e ritorno a casa.
Mi è servita la domenica per digerire sia il lampredotto e che le immagini accumulate. Ora che ho lasciato decantare posso tirare le somme. Pitti Taste è un evento pensato per creare relazioni B2B, vendo a te che vendi, per intenderci, poi si apre anche ai golosi e ai curiosi, in fasce orarie distinte. Io non avevo fatto i compiti e sono stata decisamente naïf. Detto questo, le sensazioni che mi restano sono:
il mondo delle imprese food è fatto soprattutto di maschi, spesso generazione boomer, che si piacciono molto;
hai un brand classico ed elegante? Usa il nero. Hai un prodotto che proviene dal sud? Usa il nero. Hai un brand macho? Usa il nero! Ma davvero, quanto nero! È davvero l’unica via per trasmettere eleganza, lusso, forza?
tanta tradizione, nei prodotti e nella grafica. Non dico sia un male, ero io ad aspettarmi uno sguardo sul futuro ma effettivamente la fiera è un ritratto del presente.
Studierò di più, mi preparerò meglio per il prossimo anno! Così sarò più in grado di andare oltre la cortina di dolcevita neri e immergermi nel sottofondo colorato e di ricerca che sicuramente c’è.
Tre brand che voglio ricordare
Non sono chiaramente gli unici tre marchi che mi hanno colpito, ne ho segnati molti di più e tanti altri li avrei potuti segnare se mi fossi organizzata un poco meglio. Ho scelto di raccontarti queste tre attività perché avevo voglia di bilanciare la percezione di assenza di modernità e colore. Le scelte fatte ha ragioni grafiche ed estetiche, ho tralasciato, in questo caso, l’attenzione alla sostenibilità e ad altri aspetti virtuosi che normalmente mi interessano, può anche essere che le aziende siano in relatà molto attive anche in questi ambiti, solo che a me, ora, non va di approfondire.
Casa Marrazzo produce conserve di frutta e verdura. Ha fatto un re-branding recente con un nuovo logo, elegante e pulito, e al momento ha creato una linea speciale “collezione 1934” con vasi in vetro da collezione. La comunicazione visiva usa font e forme molte decise, di carattere e basiche, insieme a queste gioca con i colori in modo sapiente, che bella la palette che hanno scelto! Non fa girare la testa e rimane sempre riconoscibile, pur essendo molto ampia. Il logo e la collezione limitata sono un esempio di come si possa essere eleganti senza usare il nero. Il packaging per la linea dei prodotti tradizionali è bellissimo, semplicissimo, come mi immagino le lattine nel 1934 ma nobilitato dall’oro e alleggerito dal monocolore brillante.



Wilden herbals produce tisane e infusi biologici. Il logo è lineare e usa un carattere serif, ogni lettera ha un piccolo decoro, che di solito si associa ad un’atmosfera più classica. Questo però si bilancia benissimo nel loro racconto fatto con colori accesi e illustrazioni sintetiche per dare un linguaggio fresco e nuovo; ti portano un un mondo fatto di zaini in spalla e contatto con la natura, genuino e caldo.



Fratelli Lunardi sono un biscottificio. Bravi! Qui la grafica esce come un lavoro fatto insieme tra artigiani e designer. Il racconto è ironico, usano il colore senza paura e tutto prende il suo posto. Il logo è immediato, due occhi che sembrano due cantucci con la nocciola; si definiscono “Artigiani degli occhi dolci” e le foto scelte lo confermano. Anche loro usano sapientemente le illustrazioni per creare un unico linguaggio che racconta la storia del marchio e rimane memorabile. Per me un pacco di biscotti al cioccolato, grazie!



Ti invito a curiosare i loro siti perché ognuno di questi brand fa un racconto di sé davvero ben fatto e coinvolgente.
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Sono Francesca, graphic designer fissata con il cibo. Gioco con le immagini per raccontare quello che si cucina, si produce, si vive. Questa è la mia newsletter in cui guardo la realtà che mi circonda attraverso la lente del cibo. Ci vediamo con il prossimo appuntamento di fine luglio.
Racconto la storia di chi occupa di cibo, lo produce, lo vende, lo lavora, creando un’immagine grafica e visiva in cui riconoscersi e riconoscere i propri valori.
Porto in giro laboratori per i bambini, appuntamenti in cui attraverso il gioco rendo familiare la diversità del cibo.